Il ciclo del latte
Il ciclo del latte
Nel leggere le lunghissime contese tra Triora ed i paesi vicini, soprattutto Briga, per ottenere qualche terreno a pascolo in più desta oggi grande meraviglia, ma nel passato era basilare per la sopravvivenza stessa delle popolazioni.
Gli statuti comunali disciplinavano dettagliatamente l’alpeggio o la monticazione del bestiame, che doveva avvenire, per le bestie minute, dalla festa di San Barnaba (11 giugno) a quella di San Bartolomeo (24 agosto), mentre per quelle grosse (esclusi i buoni e le vacche da lavoro) dalla solennità di San Giovanni Battista (24 giugno) a quella di San Lorenzo (10 agosto). Però, si precisava, i buoi non potevano essere condotti al pascolo estivo di Gerbonte se non dal 10 maggio al 14 settembre, festa di Santa Croce, sotto pena di uno scudo per ogni bue.
Attorno all’anno 1920, essendo sempre meno numerosi i pastori, si introdusse il sistema di vigilare le capre di ogni famiglia a turno, alternandosi ogni proprietario di capre per una giornata alla loro guardia. La sciorta, cioè il branco delle capre, dopo che ogni bestia era stata munta e radunata in una grande stalla, era accompagnata verso il pascolo fino a sera, quando ogni proprietario andava a ritirarsi la propria bestia, a meno che la capra non conoscesse la porta della propria stalla e vi arrivasse da sola. Chi non voleva andare a prestare la propria giornata versava l’importo pattuito a qualcuno affinché lo sostituisse. Molte persone ricordano con nostalgia questo autentico spettacolo, terminato purtroppo nel 1959, a causa dell’inesorabile emigrazione verso la costa.
Con il latte si preparava un’ottima ricotta ed un altrettanto gustoso formaggio. Alcuni oggetti ne tramandano la raccolta tramite secchi, bidoni, bottiglie ed altri contenitori, oppure la lavorazione e preparazione, come la zangola (a bürèia), le palette, il mestolo (a cazza), la schiumarola (a cazzagarba), le forme per il formaggio (e fascelle), un lattedensimetro, un forchettone ed altro ancora. Piuttosto imponente una centrifuga per il burro, usata a livello industriale dalla famiglia Faraldi Manè, tuttora operante a Sanremo.
Un arcolaio, una macchina cardatrice, numerose carde e cesoie, oltre che eloquenti fotografie, ricordano l’importanza della lana, utilizzata per il confezionamento di abiti e coperte.
Alcune foto e pannelli parlano di un’attività del tutto abbandonata: quella dell’utilizzo delle mele per la preparazione del sidro, bevanda a bassa gradazione alcoolica. Antonio Pastorelli, di Carmeli, è intento nelle diverse operazioni, che consistevano nel grattugiare i frutti, porli in un sacco di tela e successivamente torchiarli. Dalla pressatura fluiva un liquido raccolto in una bacinella di terracotta e messo poi in una botte a fermentare.