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La vita nei campi

La vita nei campi

In questa grande sala, che rappresenta l’inizio del senso della visita alla Sezione Etnografica del Museo, sono esposti gli attrezzi utilizzati nel quotidiano lavoro nei campi dei contadini e quelli usati per il trasporto delle merci dai mulattieri.

Della vita dei campi si è parlato scrivendo su altre sale del museo, tuttavia è doveroso ricordare l’attività più pesante, quella dell’aratura e della vangatura. Dov’era possibile l’aratro era trainato da un bue, da un mulo o anche da un asino, ma per lo più per fare i solchi si ricorreva al tridente (a sappa) o alla zappa (u sappin).

Per il trasporto dei prodotti era indispensabile l’aiuto dei muli, animali da fatica per antonomasia, che si inerpicavano con il loro pesante carico lungo strette stradine, per l’appunto chiamate mulattiere. Si trattasse di bigonce (corbin) colme d’uva, di legna, di foraggi, erano sempre pronti a risalire erte piuttosto scoscese.
Il contadino, anche se talvolta lo apostrofava malamente, era particolarmente legato ed affezionato a questa bestia, riservandogli le dovute attenzioni. A ricordare questo prezioso animale sono numerosi attrezzi: un paraocchi, un cappuccio, ma soprattutto i portafieno (i beriùn). Questi sono composti da due corti travicelli tondi con fori, nei quali scorrono cordicelle intrecciate, in modo da trattenere, durante il trasporto, i vari prodotti foraggeri.

In fondo a sinistra è una macchina asciugatrice per burro, già utilizzata dalla famiglia triorese dei Faraldi Manè.

In questa sala

Bilanciere con corde

Utilizzato per attaccare il mulo all’aratro e permettergli di trainarlo.

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Asciugatrice per burro

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Aratro a vomere fisso

Usato durante l’aratura per lavorare la terra trainato per lo più da un bue o da un mulo.

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Scarpe da contadino

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Forme per scarpe

Usate dai calzolai per dare alle scarpe la giusta sagoma e garantirne la durata

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Culla di legno

Usata come letto per neonati e bambini molto piccoli

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Altre forme per scarpe

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Ruote da carro

Applicate a carro adibito anche ad “autoscala”.

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Sgranatura dei fagioli

Manichino di donna intenta a sgranare i fagioli

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Aratro con vomere orientabile

Con un solo manico e una ruota metallica e con il vomere orientabile

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Culla con le sponde a bacchette

Usata come letto, poteva essere facilmente dondolata

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anno dopo anno

La donna serchia il grano, le patate, l’orzo e i ceci, raccoglie i tralci legandoli in fasci: saranno utili per cuocere buone torte. Nelle fasce coltivate a grano estirpa le erbacce, aiuta a mietere e a vagliare il frumento. Lo stesso fa con le castagne secche e le pesta. Va a tagliare l’erba per i conigli, per la mucca o la capra, raccoglie la legna per l’inverno.

Gli uomini fanno i lavori pesanti. Nei mesi invernali, quando la terra dà loro tregua, il Comune ordina le “comandate”, le attività di riparazione delle strade franate. In febbraio fanno le propaggini per la vite, dissodano, potano le viti, piantano le fave e i piselli, battono gli ulivi e rimondano. A fine primavera hanno già preparato i pali e i vivai di ortaggi, cominciano a rincalzare, tosano le pecore.

Ad agosto si taglia l’erba medica e si falciano i prati alti, a settembre si raccolgono le patate, mentre ottobre è riservato alla vendemmia, a far provvista di felci e di foglie di castagno per la lettiera della stalla. Si ripuliscono i castagneti, si scavano le fosse perché i frutti non cadano nella fascia del vicino, si effettua la svinatura, si pestano le castagne. Anche novembre è tempo di lavoro, con la raccolta della legna e dello strame. A dicembre si dissodano i terreni e si propagano le viti: ricomincia un nuovo ciclo.

È un lavoro duro, fatto di sogni e di speranze. La pelle è sempre più raggrinzita e ruvida, il cuore si stanca, le arterie si sclerotizzano.
Ecco perché i giovani se ne vanno.

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gallerie fotografiche

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