La storia del museo
La storia del Museo
L’opera di Padre Francesco Ferraironi
I Trioresi meno giovani ricordano ancora oggi la mostra culturale e popolare che venne allestita nell’oratorio di San Giovanni Battista a Triora il 15 agosto 1960, a cura di padre Francesco Ferraironi, indimenticabile personaggio, letteralmente innamorato del proprio borgo natìo. In un opuscolo redatto nel 1961 dallo stesso religioso compaiono tutti gli oggetti esposti, suddivisi in ben 12 sezioni.
C’era veramente di tutto, dagli utensili di uso comune agli attrezzi agricoli o artigianali, dai quadri alle fotografie, dalle cartografie ai documenti storici, dai minerali ai relitti di ardesia o di marmo, senza trascurare alcunché, neppure oggetti «di scarso valore ed interesse» e giocattoli donati da bambini. Ciò «per dare soddisfazione alla buona volontà di chi li aveva imprestati». Il titolo stesso del volumetto a ricordo dell’incredibile mostra, La ricchezza di un paese povero in Liguria, è indice del pensiero e della volontà dell’allestitore: quella di offrire al visitatore testimonianze autentiche di vita passata, affinché ne restasse per sempre la memoria.
La scomparsa di padre Ferraironi nel 1963 arrecò al paese una grave perdita; oggi più che mai ci rendiamo conto di quanto siano state importanti la sua attività e le sue ricerche.
Gli amministratori dell’epoca si proposero di continuarne l’opera mediante la creazione di un museo permanente.
Il Campo ECO e la nascita del Museo
Fu soltanto all’inizio degli anni ’80, soprattutto grazie alla passione dell’allora sindaco Luigi Capponi, per decenni segretario comunale di Triora, appassionato di storia e di tradizioni popolari, che l’idea riprese corpo. Venne richiesto un contributo alla Regione Liguria, successivamente concesso; l’Associazione Turistica Pro Triora raccolse presso la gente del posto una prima serie di oggetti, depositandoli provvisoriamente in una sala del vecchio municipio.
Nell’estate dell’anno 1983, grazie all’entusiasmo di alcuni ragazzi genovesi partecipanti al Campo Eco, organizzato dall’Assessorato alle Istituzioni Scolastiche del Comune di Genova, questi oggetti, unitamente a molti altri reperiti in loco, vennero adeguatamente collocati nei vari locali dell’edificio.
Gli studenti Marina Posti, Armando Buffoni e il maestro Paolo Ansaldo, appassionato di storia contadina, con l’aiuto di molti ragazzi, riuscirono a coinvolgere gli abitanti del posto, alcuni dei quali prestarono volontariamente la propria opera.
I vari reperti, corredati da schede esplicative, vennero raggruppati per materie nelle diverse sale, mentre si riscriveva a poco a poco la storia locale, fatta di rinunce e sacrifici, ma umanamente ricca e meritevole di essere tramandata.
L’associazione Pro Triora e il Museo oggi
L’Associazione Turistica Pro Triora, che collaborò sempre con i ragazzi genovesi, intessendo rapporti di amicizia che sopravvivono tuttora, raccolse idealmente il testimone e in stretta collaborazione con il Comune di Triora, si occupò della gestione e della custodia del museo.
Con il nuovo interesse suscitato nel 1987 dal Convegno Nazionale promosso dal Comune di Triora e dall’Università di Genova in occasione del quarto centenario dei processi per stregoneria, vennero allestite nuove sale nei sotterranei dell’edificio, dove un tempo erano le carceri.
Costanti migliorie e ammodernamenti vengono apportati tutti gli anni, grazie soprattutto all’entusiasmo di Silvano Oddo, già assessore comunale, attivissimo consigliere della Pro Triora, che ha assunto la carica di direttore della struttura.