Triora
Triora
Triora è un borgo medievale che domina dai suoi 780 metri di altezza tutta la Valle Argentina, nell’estremo Ponente Ligure. È conosciuto soprattutto perché qui si è celebrato dal 1587 al 1589 un importante processo per stregoneria. Ma Triora è molto di più.
Il paese, che conserva intatta tutta la magia del suo passato di luci e ombre, unisce un patrimonio architettonico unico nel suo genere a una collocazione ambientale di assoluto privilegio. E per quanto oggi non conti più gli oltre cinquecento “fuochi” rilevati a metà del Cinquecento e sia ancora in parte segnato dalle distruzioni operate dalle truppe tedesche nel 1944, sa ancora regalare emozioni forti a chi ne percorre le strette vie.
Triora deve l’origine del suo nome al latino tria ora, ovvero tre bocche: quelle del cerbero rappresentato nello stemma. Secondo alcuni indica i tre fiumi alla cui confluenza si trova il territorio, secondo altri i tre prodotti principali (grano, castagna e vite) su cui in passato si basava la sua economia.
Il vecchio borgo, per quanto in parte spopolato e ancora segnato dalle distruzioni operate dai tedeschi nel 1944, conserva un notevole fascino. E ora che sono iniziate le ricostruzioni dei palazzi che ne hanno fatto la storia (Capponi, Borelli e Stella), una nuova fase potrebbe aprirsi per il paese. Provate ad osservarne il profilo, di sera, dalla terrazza dell’albergo Colomba d’Oro. Se poi c’è la luna piena, la magia è assicurata.
A proposito di magia, molti sono i luoghi che sprigionano un senso ineffabile di mistero, un’adesione alle forze della natura. La Cabotina innanzitutto, perché vedendone i ruderi non si può fare a meno di pensare a cosa succedesse lì dentro, di immaginare il motivo che spingeva ragazze e donne di Triora a recarsi lì dopo l’Ave Maria o a notte inoltrata.
Oppure il Monte delle Forche, un posto così struggente che è strano pensare che qui si veniva per morire guardando Triora dall’alto. O infine la salita fino al cimitero, “simile a un fortilizio destinato all’ultima difesa”, ha scritto Bacchelli, perché ricavato dentro una delle cinque fortezze del luogo.
Passeggiare per il borgo, inoltrarsi dentro i carugi, sotto volte e archi scavati nella roccia, negli antri scuri di case diroccate, è come tornare indietro nel tempo. Una sorta di sbigottimento medievale prende a percorrere tenebrosi portici, oscuri angiporti, gradinate, strade catacombali annerite dal fumo di secoli, da incendi o dal tritolo nazista. Riemergere al sole e alla luce brillante della Valle Argentina è quasi una liberazione…