Archeologia
Archeologia
L’alta Valle Argentina, in modo particolare il territorio del comune di Triora, è una zona prevalentemente calcarea, ricca di cavità naturali, che si presenta particolarmente favorevole sotto il profilo della ricerca archeologica. È noto come, dalla più remota antichità, l’uomo abbia sempre cercato un rifugio occasionale o temporaneo all’interno delle grotte o sotto i ripari, lasciandovi tracce del proprio passaggio.
Così Massimo Ricci, nel capitolo La preistoria del territorio di Triora della cartoguida Triora e il suo territorio, evidenzia la conformazione del territorio triorese, così favorevole agli insediamenti preistorici.
Lo stesso Ricci, insieme ai ricercatori di Sanremo dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, è lo scopritore di diverse stazioni preistoriche e l’allestitore della sala archeologica del museo. In essa sono esposti con l’ausilio di alcune carte, didascalie e calchi, i risultati delle sue ricerche, che coprono un arco di diversi anni. Anche se oggi gran parte degli oggetti rinvenuti è esposta nel museo sanremese di Palazzo Borea d’Olmo, permangono diversi oggetti di corredo funerario raccolti fra le ossa di non meno di quattro individui nell’Arma della Gastea e frammenti di due o tre vasi a bocca quadrata e di altri a impasto, assieme a reperti ossei, scoperti nella Tana della Volpe a Loreto, riferibili al Neolitico medio (3800-3000 a.C.).
Infine, una carta archeologica opportunamente indica i siti dei ritrovamenti.
I siti archeologici teatro dei ritrovamenti sono i seguenti.
Arma della Gastea (Borniga)
Neolitico medio (4500-3500 a.C.) ed Età del bronzo antico (1800-1500 a.C.)
Non abitabile per l’umidità e la ristrettezza dell’ambiente, la grotticella è stata adibita a luogo di sepoltura collettiva in due diversi periodi.
Tana della Volpe (Loreto)
Neolitico medio (3800-3000 a.C.) ed Eneolitico medio o Età del Rame
In questa piccola cavità formatasi dall’accumulo di grossi massi franati, posta alla base di un’alta parete rocciosa e alla sommità di un ripido canalone detritico, di fronte alle case di Loreto, sono state effettuate ricerche a partire dal 1972. Nel corso degli anni è venuto alla luce un deposito archeologico suddiviso in cinque livelli stratigrafici.
Riparo della cava (Loreto)
Eneolitico medio o Età del Rame (2200-1800 a.C.)
Scoperto nel 1962 nel corso dell’estrazione del marmo nero in una cava lungo la carrozzabile Triora-Verdeggia, poco più a nord del santuario di N.S. di Loreto. Tra il materiale recuperato dal Gruppo Ricerche di Sanremo nel 1964, figurano numerosi frammenti di un vaso campaniforme di puro stile “marittimo”, del tipo a collo alto con bassa carena a spigolo piuttosto accentuato.
Arma della Grà di Marmo (Realdo)
Neolitico medio (3800-3000 a.C.) ed Eneolitico medio o Età del Rame
Situata nelle immediate vicinanze di Realdo, è una grotticella di origine carsica che si apre a 985 metri di quota. Segnalata dai fratelli Enrico ed Erminio Lanteri Motin, la piccola cavità è stata oggetto dal 1963 di quattro campagne di scavi condotte dal Gruppo Ricerche di Sanremo. Sotto un esiguo strato di humus è venuto alla luce un deposito sepolcrale composto da uno spesso e caotico ammasso di ossa umane deposte all’interno di una fossa. L’alto numero di individui sepolti in questa grotta (più di venticinque) indica che la stessa fu usata per scopi sepolcrali per un lungo arco di tempo, nel corso dell’Età del Rame, fino alle soglie del Bronzo Antico.
Arma della Vigna (Loreto)
Eneolitico medio o Età del Rame (2200-2200 a.C.)
A poche centinaia di metri dalla Tana della Volte si trova un piccolo riparo sotto roccia, al quale si accede risalendo un ripido sentiero che costeggia la parete rocciosa del Monte Trono. Il deposito archeologico è stato anni fa purtroppo distrutto per impiantarvi una vigna (che ha dato il nome alla località).
Pertuso (Goina)
Età del Bronzo (1800-750 a.C.)
Ubicato in una zona impervia dell’alta valle del Capriolo, si apre alla base della Rocca di Goina, a circa 1300 metri di altitudine. Una stretta apertura di forma triangolare, perfettamente esposta a mezzogiorno, immette in una piccola camera di circa 20 mq. dal soffitto molto basso.
L’ingresso è parzialmente ostruito da una lastra di pietra infissa nel terreno, probabilmente posta in antico allo scopo di impedirne l’accesso o di celarne l’apertura. Sulla destra della prima camera uno strettissimo cunicolo immette in una galleria discendente ingombra di massi che terminante, dopo circa dieci metri, in una sala abbastanza ampia suddivisa in più settori.
Nel corso di una prospezione speleologica, nel 1962 il molinese Augusto Zucchetto rinvenne un’ingente quantità di ossa umane, sparse in modo caotico tra le pietre ed i massi. Successivamente il Gruppo Ricerche di Sanremo ha raccolto frammenti di almeno quattro o cinque vasi di ceramica e alcuni oggetti ornamentali.
Buco del diavolo (Borniga)
Età del Bronzo (1800-750 a.C.)
Il Garb du Diav, profonda cavità a pozzo di origine carsica aprentesi nella parte alta della parete strapiombante detta del Bausu Longu, consta di due distinte aperture, situate a trenta metri di dislivello l’una dall’altra. Nel 1971, nel corso di alcune ricerche del Gruppo Speleologico Imperiese del CAI, emersero, a causa di uno smottamento, alcune ossa umane e reperti di bronzo di notevole interesse archeologico.
Grotte di Creppo
Età del Bronzo (1800-750 a.C.)
Situate lungo la strada provinciale per Verdeggia, sono state oggetto di un saggio di scavo nel 1965 da parte di Ricci e Motin. In quella occasione erano stati rinvenuti alcuni frammenti di ceramica di impossibile datazione, ma con ogni probabilità risalenti all’Etù del Rame o del Bronzo.
Le sculture lignee
In una vetrina sono conservati alcuni reperti di grande interesse, casualmente reperiti in un ripostiglio murato dentro l’altare barocco della chiesa di San Bernardino. Si tratta di una magnifica serie di sculture lignee, costituite da teste e arti di statue processionali dal corpo finto sotto le vesti, da montare ed esporre nel corso delle festività. Al momento del ritrovamento, avvenuto nel corso dei lavori di restauro dell’edificio negli anni 1974-1976, le sculture erano in parte rotte ed è stata dura impresa sia il ricomporle che valutarle dai tarli secolari.