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Arte e artigianato

In fondo alla sala, entrando sulla destra, l’antico orologio campanario della Collegiata pare scandire implacabilmente i minuti. A destra le bamboline in plastica costituiscono il ricordo di un periodo felice, quando nel 1965 venne impiantata una fabbrica di bambole nel paese. Molti giovani del luogo vi trovarono impiego, mentre persone di tutte le età eseguivano lavori a domicilio. In ogni casa, oggi, è rimasta una di quelle piccole bambole vestita nel suo costume tradizionale.
E poi giocattoli di ogni genere, trenini, automobiline, trottole, seggioline, pupazzi, burattini, un cavallo a dondolo. E ancora il gioco della bugia, quello del giro, il domino, il gioco dell’oca, il puzzle e l’indimenticabile Sciang-hai, da maneggiare con estrema cura.

Ben altre sensazioni si provano nell’osservare le statuette lignee al centro della sala attribuibili alla bottega del Maragliano. I manichini conservati sono diciassette e rappresentano quanto rimane di una collezione iniziata da padre Francesco Ferraironi al fine di esporle nel museo.
Tra di esse è possibile riconoscere le figurine classiche del presepe genovese (il mendicante zoppo, gli armigeri, i cortigiani orientali al seguito dei Magi), mentre altri personaggi appartengono a una sfera più strettamente popolare (gentiluomini in camicia e panciotto, giovani popolane dalle vesti variopinte, nobildonne eleganti).
Numerose anche le statuette di scuola napoletana. Molto belli i manichini della filatrice con il fuso, del pastore con la giacca di pecora, dell’anziana con un evidente brufolo.

In una vetrina al centro della sala sono depositati alcuni documenti di notevole importanza storica, tra cui un libro corale o antifonario in pergamena del canonico triorese Giovanni Maria Capponi. Nelle sue pagine troviamo i profili esterni di alcuni edifici religiosi del paese così come erano nel XVIII secolo (la Collegiata, le chiese dei SS. Pietro e Marziano Martiri, di San Francesco e di Sant’Agostino) e quello del borgo.
Tra gli altri volumi presenti nella vetrina sono degni di nota il Registro delle deliberazioni della Congregazione di Carità di Triora (1807-1820) e un altro Registro dei verbali dell’Amministrazione Municipale di Triora del 1797, anno primo della Libertà Ligure.

Un doveroso omaggio è stato riservato ai sarti del paese (un ombrellino da sole, vestitini, calzette, cappellini per bambini, un vestito da donna…), mentre accanto al grosso letto si trovano da una parte un comodino con caraffe e un tavolo con due vecchie radio, dall’altra un comò, un abat-jour e una bacinella con il relativo supporto (bazìn e portabazìn).

Nella grande vetrina a lato sono ben visibili due magnifiche fisarmoniche della ditta Salas di Stradella, che furono a lungo suonate da Domenico Meneghìn Alberti di Grattino, classe 1896, rimasto cieco in seguito alle ferite riportate nel corso della prima guerra mondiale. Sempre in tema musicale, sono esposti due antichi giradischi, oltre a macchine fotografiche Compur d’altri tempi.

Un paio di occhiali e due spalline di una divisa militare, che a prima vista sembrano oggetti insignificanti, rivestono una grande importanza,  poiché appartennero a due vere glorie locali: le spalline furono infatti indossate dal colonnello brigadiere Francesco Bronda, sindaco di Triora dal 1920 al 1922, mentre gli occhialini appartennero al generale Francesco Tamagni.

Infine le carte poste sopra il letto sono piuttosto interessanti e rare, specialmente quelle geologiche, mentre i quadretti con le piante officinali sono invece opera dell’artista tedesco Sieber Rainer, giunto a Triora circa trent’anni fa e che ancora qui risiede in localita Mulino di Pio.

In questa sala

Scarpine da bimba

In pelle chiara

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Listoni ricamati

Cotone bianco con ricamo

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Fisarmoniche

Costruite dalla Salas di Stradella

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Statuetta lignea

Figura del presepe genovese

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Statuetta lignea

Figura del presepe genovese

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Statuetta lignea

Figura del presepe genovese

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Bamboline in plastica

Furono realizzate a Triora a partire dal 1965

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Libro corale o antifonario

Profilo di Triora nel XVIII secolo

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Lo Zoppo
e la scuola del Maragliano

La statuina raffigurante Lo Zoppo presente nel Museo di Triora richiama nella posa i mendicanti del Maragliano: la gamba sinistra, mutila all’altezza del ginocchio, si presenta sollevata su di una corta stampella. La mano destra protesa in cerca di carità e quella sinistra semiraccolta, a suggerire l’impugnatura di un bastone, richiamando i più illustri esempi, ma è un’analogia che si ferma agli atteggiamenti.
Osservando il volto, è evidente l’assenza dell’espressività e della vivacità peculiare del linguaggio maraglianesco, spesso sottolineate anche da un certo accentuato movimento della barba e delle chiome. Il mendicante triorese presenta in questo senso una maggior compostezza nell’esecuzione della barba, più compatta e trattenuta, nella muta eloquenza degli occhi che paiono invocare compassione.
Di ottima fattura e curata nei dettagli – interessante soprattutto l’accurata esecuzione del piede destro, le cui dita fanno capolino dal buco della ciabatta logora – la statuina tradisce pertanto una derivazione dai modelli del Maragliano, interpretati secondo i modi di uno sconosciuto scultore.
(Roberta di Marco)

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gallerie fotografiche

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